Cristiani, crocifissi in Oriente perseguitati in Occidente

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Cristiani, crocifissi in Oriente perseguitati in Occidente

Messaggioda interventonellasocieta » 21/07/2014, 11:17

Mentre andiamo in stampa con questo numero di “Intervento nella Società” dalle “terre dei nuovi martiri” ci arrivano le notizie di altre uccisioni, altre persecuzioni, altre discriminazioni e condanne di cristiani: nella capitale della Repubblica Centroafricana, a Bongii, nella chiesa di nostra signora di Fatima, almeno trenta persone sono state uccise da ribelli mussulmani; a Khartoum un'altra donna di 37 anni, Faiza Abdulla è stata arrestata con l'accusa di apostasia, perché quando ha chiesto all'ufficio anagrafe la carta di identità, ha dichiarato di essere cristiana; in Cina nei primi cinque mesi di quest'anno 64 chiese cristiane sono state demolite con l'accusa di “violazione di regole urbanistiche”; in Pakistan, Asia Bibi, una donna cattolica madre di cinque figli sta aspettando in carcere dal 2009 il processo che la vede imputata in base alla “legge antiblasfemia”, perché avrebbe insultato il profeta Maometto, i giudici dicono che si è perso il fascicolo per poter emettere la sentenza e la lasciano marcire dietro le sbarre. Solo pochi giorni prima il Santo Padre, Francesco, ha detto: “ho pianto quando ho visto sui media i cristiani crocifissi”, riferendosi ai sette uomini giustiziati a Raqqa nel nord-est della Siria.
Quando il lettore leggerà queste righe, tra pochi giorni quindi, sicuramente saranno arrivate altre e più drammatiche notizie di questo genere dal Medio e dall'Estremo Oriente, dall'Africa e dell'America Latina.
Ma anche nell'Occidente sviluppato ed opulento non mancano discriminazioni, emarginazioni e linciaggi morali e mediatici: Siv Kristin Seallman, la più apprezzata giornalista della TV pubblica norvegese è stata costretta a togliersi il crocefisso dal collo, pena il licenziamento, perché la catenina sarebbe stata offensiva per i telespettatori islamici; il dottor Markttobert è sotto inchiesta da parte della Commissione Medica dello Stato australiano di Victoria per essersi rifiutato di assegnare ad un altro medico una coppia che voleva abortire; ancora, Hazelmary e Peter Bull sono stati costretti con minacce di morte e vandalismi a mettere in vendita il loro albergo, in Cornovaglia, per essersi rifiutati di affittare una camera ad una coppia omosessuale; il fiorista Banonelle Stutzman, nello stato di Washington, si è visto quelerare due volte dal Procuratore Generale per non aver venduto fiori a coppie omosessuali; il capo di Mozilla, l’impresa filantropica famosa soprattutto per il browser Firefox, si è dovuto dimettere dall’incarico di amministratore delegato appena 11 giorni dopo la nomina, perché si è scoperto che nel 2008 aveva fatto una donazione di mille dollari al comitato organizzatore di «Proposition 8»: schierato a favore delle famiglie normali costituite da un papà e da una mamma. Brendan Eich è un genio delle tecnologie digitali, cofondatore di Mozilla, padre del linguaggio Java e, in parte, anche di Firefox, ha cercato di correre ai ripari chiedendo scusa (come aveva fatto Barilla poco tempo prima per scusarsi di aver utilizzato per la pubblicità della sua pasta la foto di una famiglia composta da papa, mamma e figli) ma è stato tutto inutile. A quel punto Mozilla ha ceduto, spingendo Eich alle dimissioni.
É ormai accertato che oggi i cristiani sono i più perseguitati del pianeta. Dal 2000 ad oggi ne vengono uccisi almeno centomila all'anno, ogni ora ne vengono eliminati undici in qualche parte del mondo: è una nuova generazione di martiri.
Sono 1213 solo i cristiani uccisi nella scontro fra l’esercito di Assad e i ribelli integralisti. In Nigeria sono 612 i casi accertati (nel 2012 erano stati 791) di cristiani uccisi. In Pakistan sono 88 i cristiani martirizzati rispetto ai 15 del 2012. In Egitto sono 83 le vittime. Ma negli ultimi cinque anni è l’America Latina a registrare il numero più alto di «operatori pastorali» uccisi.
Secondo la World Evangelical Alliance e le Assemblee di Dio, nel 2013-14 gli operatori pastorali ammazzati sono stati oltre 150 e 500 i predicatori.
Nel febbraio scorso solo in Nigeria ne sono stati massacrati 100. Gli integralisti musulmani sono andati a prenderli a casa e li hanno sgozzati uno per uno e poi fatti a pezzi, dal 2007, più di 700 chiese sono state «attaccate», molte distrutte.
Ma i cristiani uccisi sono molto di più, perché sono anonimi, sono laici, sono sparsi in villaggi sperduti.
Per questo Papa Francesco all'Angelus del 17 novembre 2013 ha rivolto il suo pensiero “a tanti fratelli e sorelle cristiani che soffrono persecuzioni a causa della loro fede. Ce ne sono tanti. Forse molti più dei primi secoli” e molti di più che negli ultimi tre secoli, allorquando si dovette assistere a delle vere e proprie persecuzioni di massa: quella vandeana e della rivoluzione francese (ultimo decennio del XVIII secolo); quella dei Cristeros messicani (1917 - 1920); quella della repubblica comunista e della guerra di Spagna (1931 - 1939); quella della rivoluzione sovietica e del comunismo (1917 - 1989); quella dei campi di sterminio nazisti; quella della Cambogia di Pol Pot... quella... quella... quella ancora.
Già San Giovanni Paolo II nella sua lettera apostolica “Tertio Millennio adveniente” aveva rilevato che “nel nostro secolo sono ritornati i martiri, spesso sconosciuti, quasi militi ignoti della grande causa di Dio... essi sono uomini e donne che hanno seguito Cristo nelle varie forme della vocazione religiosa”. E dal 2000 quando Karol Wojtila lanciava quel grido d'allarme la situazione si è andata sempre più aggravando tragicamente, sopratutto in Medio Oriente dopo le cosiddette primavere arabe.
I cristiani, infatti, avevano sempre trovato un accettabile modus vivendi con i movimenti e con i governi laici, espressione del socialismo e del nazionalismo arabo.
Solo per fornire qualche dato attuale: in Iraq la minoranza cristiana, dopo i vari massacri, continua a scappare ed è passata dai 1.500.000 cristiani del 2003 agli attuali 300.000 (agli inizi del '900 erano il 25% della popolazione ora sono l'1%). In Siria nel 1960 erano il 15%, oggi a stento raggiungono il 6%. In Egitto restano il 10% ma le difficoltà vanno sempre più aumentando. In Libano dopo la 1ª guerra mondiale i cattolici maroniti avevano contribuito allo sviluppo di quel paese oggi; sono sotto attacco. In Centrafica c'è addirittura il rischio di un genocidio: dei quatto milioni di abitanti, la metà sono cristiani e sono costantemente minacciati ed aggrediti da bande di mussulmani armati. Ai suoi confini c'è il Sudan del Sud dove si scontrano le etnie Dinka e Ruen e ci sono decine di migliaia di rifugiati nelle basi ONU.
Ma non è stato soltanto l'Islam ad aver dichiarato guerra alla Croce. La comunista Corea del nord è il luogo più pericoloso al mondo per un cristiano.
Ma anche in India la situazione non è diversa né migliore. Qui si sono registrati oltre 4.000 casi di violenza anticristiana nel 2013.
In Pakistan i 2,8 milioni di cristiani, che rappresentano solo l'1,6% degli oltre 170 milioni di abitanti, vivono nel terrore costante non solo degli estremisti islamici, ma anche delle severissime leggi anti-blasfemia varate dal governo.
In Indonesia il numero di aggressioni violente commesse ai danni delle minoranze religiose è aumentato di quasi il 40% tra il 2010 e il 2013.
In Iran, decine di cristiani sono stati arrestati e incarcerati per aver osato manifestare il proprio culto. In Arabia Saudita, malgrado il fatto che nel Paese viva oltre un milione di cristiani, le chiese sono vietate, come pure ogni manifestazione di culto cristiano. Persino in Etiopia, dove i cristiani sono la maggioranza della popolazione, l'incendio delle chiese per mano della minoranza mussulmana comincia a destare gravi preoccupazioni.
Ma vi sono altri paesi in cui i cristiani corrono pericoli: in Bangladesh dove si ripetono centinaia di assalti e di incendi di abitazioni di cristiani. Nello Sri Lanka sono i radicali buddisti ad attaccare le chiese. In Vietnam proprietà ed edifici sono il bersaglio dell'intolleranza religiosa. L'elenco potrebbe continuare all'infinito con l'Uzbekistan, l'Afganistan, lo Yemen, la Libia, ma anche le piccole Maldive ed il Qatar.
Tutto questo avviene nel silenzio dell'Occidente, dei cristiani dell'Occidente, delle chiese dell'Occidente. Salvo gli accorati appelli dei vari pontifici non si hanno notizie di grandi proteste, di azioni politiche incisive, di movimenti di opinione, di reazioni forti delle istituzioni e dei governi, dei partiti politici di qualsivoglia orientamento ideologico e culturale.
L'Occidente e l'Europa sono affetti da un malinteso complesso di colpa creato subdolamente da una stonografia anticattolica: noi saremmo responsabili delle crociate dell'Inquisizione, delle guerre di religione dei Giordano Bruno e dei Savonarola, dei processi alle streghe, del colonialismo ecc. ecc.
“Le vittime sono troppo cristiane” - scrive John Hallen, il noto vaticanista americano nel suo “Global war on Christians” la nuova guerra globale contro i cristiani - per eccitare la compassione della sinistra, troppo straniere per interessare alla destra”.

Riccardo Pedrizzi
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